"Signora suo figlio è ipercinetico, non sta fermo un attimo e non sappiamo cosa fare"; "Andrea non segue la lezione e disturba continuamente gli altri"; "Giorgio non rispetta le regole e cerca sempre di stare al centro dell'attenzione"; "..è un bambino pericoloso per sé stesso e per gli altri"; "..è arrogante e maleducato ma con me non la spunta"...
Questi sono solo alcuni dei commenti e delle osservazioni che quotidianamente vengono proposti dagli insegnanti di ogni ordine e grado di scuola e ogni volta che li si ascolta non possono che suscitare interrogativi e domande su quanto si conosca e quanto si comprenda del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD o DDAI).
Dal 24/06/2002 esistono precise linee guida formulate dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (SINPIA) che definiscono i criteri per la diagnosi accurata dell'ADHD i cui sintomi principali sono la disattenzione, l'impulsività e l'iperattività. Quest'ultima può presentarsi o meno in associazione con i primi due, si parla in questo caso di "ADHD di tipo misto".
I termini con cui si definiscono i sintomi sono però utilizzati spesso anche nel linguaggio comune per indicare aspetti comportamentali diffusi e questo può creare fraintendimenti e giudizi di merito inappropriati. Molti bambini o ragazzi infatti sono distratti a scuola o in alcune particolari circostanze o periodi della vita, alcuni hanno un temperamento impulsivo oppure sono vivaci per natura.
In ambito clinico invece quando si parla di "distraibilità" si intende l'estrema difficoltà a regolare l'attenzione focalizzandola su uno stimolo alla volta, quello che si vede è spesso un bambino che passa da uno stimolo, da un compito o da un'attività all'altra senza soffermarcisi o giungere al termine. Di frequente questo capita quando l'attività in corso è particolarmente noiosa o anche poco interessante per il bambino che possiede una bassa soglia di tolleranza alla noia così come alla frustrazione e reagisce cambiando stimolo. Per "impulsività" si intende la difficoltà, oltre la media, di regolare le proprie reazioni agli stimoli o ai desideri, raramente capaci di differire la risposta a momenti migliori. Così sia ci si trovi al supermercato, che i casa che a scuola, di fronte a un coetaneo o a un adulto, quando si vuole qualcosa la si prende o quando ci si sente provocati o accusati si reagisce senza prima riflettere sulle conseguenze. Infine per "iperattività" non si intende semplicemente il tratto vivace del carattere ma una vera e propria difficoltà a regolare l'attività motoria per la quale rimanere fermi o seduti per tempi anche brevi può risultare molto difficile, più della media.
A questi sintomi primari poi se ne aggiungono di secondari che riguardano fattori emotivi e psicologici quali ansia, depressione, scarsa autostima, atteggiamento rinunciatario di fronte ad un compito più difficile del solito, difficoltà di relazione e così via.
Per diagnosticare un' ADHD comunque è necessario che i sintomi comportino una significativa compromissione del funzionamento globale del bambino (manuale diagnostico psichiatrico DSM-IV).
La presa in carico è globale abbracciando sia la dimensione individuale che quella familiare che quella scolastica e tra i trattamenti indicati esistono la psicoterapia, la terapia famacologica e il parent training per le famiglie.
In ambito scolastico, le ricerche e le indicazioni delle associazioni di genitori con bambini ADHD hanno indotto il MIUR a formulare delle linee guida e delle circolari che contengono principi, strategie e strumenti utili per gestire sia l'aspetto didattico che quello comportamentale degli studenti con deficit di attenzione e iperattività. Oltre infatti alle difficoltà nel seguire le lezioni e svolgere i compiti, i bambini con ADHD presentano a volte una serie di comportamenti oppositivi e provocatori anche se non così gravi da richiedere una diagnosi specifica di "disturbo oppositivo provocatorio" o di "disturbo della condotta".
Dal 2008 quindi il MIUR diffonde circolari ministeriali che servono a delucidare gli insegnanti su cosa sia l'ADHD, su quali siano i trattamenti più diffusi e forniscono strategie organizzative e procedurali (Circolare MIUR Prot. n. 4226/P4 di ottobre 2008; Circolare MIUR Prot. n. 0001968 dell'aprile 2009; Circola MIUR Prot. n. 6013 del dicembre 2009; Circolare MIUR Prot. n. 4089 del giugno 2010). Le due maggiori associazioni che si occupano di ADHD in Italia inoltre hanno messo da tempo a disposizione degli insegnanti opuscoli informativi con indicazioni dettagliate per gli insegnati sui comportamenti da assumere e da evitare, sull'osservazione dei comportamenti problematici e la loro diminuzione, sull'incremento dei comportamenti positivi e persino sulla valutazione del voto in condotta che deve tener conto dei fattori presenti nella diagnosi di ADHD.
Le famiglie e gli studenti, una volta segnalati i problemi a scuola, iniziano un percorso che richiede tempo e fatica ma che porta finalmente alla definizione del problema ma questo è solo l'inizio. I ragazzi, su invito del neuropsichiatra infantile, spesso iniziano un percorso psicologico volto a prendere consapevolezza del problema, dei propri limiti ma soprattutto delle proprie risorse in modo da poter indirizzare le proprie scelte in modo adeguato alle proprie capacità e abilità e per poter apprendere anche strategie efficaci di studio che possano sostenere un sufficiente livello di motivazione a proseguire nella carriera scolastica. Le famiglie a volte intraprendono percorsi di formazione psicopedagogica sull'ADHD e di counselling familiare per comprendere meglio la natura del disturbo e apprendere le strategie di gestione comportamentale dei ragazzi senza trascurare la dimensione emotiva.
Alcuni insegnanti motivati seguono corsi di aggiornamento o hanno frequentato seminari e master sull'argomento e applicano strategie compensative e dispensative adeguate ma purtroppo non tutti gli insegnanti conoscono il problema e lo accettano.
I commenti citati all'inizio di questo articolo infatti sono solo alcuni di quelli ascoltati direttamente dal sottoscritto nei vari incontri con gli insegnanti, a scuola o in studio, durante i confronti su studenti con ADHD da me seguiti. A volte non si riconoscono le cause del comportamento impulsivo, magari non ci si spiega il motivo di così tanta distrazione o non si accettano le richieste frequenti di alzarsi dal banco. Le interpretazioni sulle difficoltà di questi ragazzi spaziano dalla dimensione morale a quella filosofica a quella del psicologismo spicciolo e quando ciò accade per le famiglie e lo studente inizia un calvario. Le note vengono utilizzate come strumento privilegiato di correzione del comportamento in un'ottica punitiva piuttosto che educativa e i genitori vengono chiamati spesso sempre per i soliti problemi. Da un lato è comprensibile la sensazione di frustrazione e impotenza che uno studente con ADHD fa provare ma dall'altro vengono di frequente utilizzati sempre gli stessi inefficaci metodi che inevitabilmente portano all'insuccesso. Lo sanno bene quegli insegnanti che invece hanno avuto l'accortezza di informarsi e aggiornarsi che in presenza di studenti in classe con disturbo da deficit di attenzione e iperattività le lezioni vanno organizzate in modo da rispettare la loro curva di attenzione, proponendo pause più frequenti o momenti di apprendimento cooperativo; i compiti a casa dovrebbero essere proporzionati a ciò che realmente lo studente riesce a fare nella stessa media di tempo degli altri; le verifiche scritte andrebbero frazionate e gli esercizi proposti uno alla volta scandendo il tempo; le interrogazioni programmate andrebbero preferite alle verifiche scritte; l'atteggiamento autoritario e punitivo genera spesso oppositività e rifiuto da parte dello studente con ADHD e le relazioni amicali in classe andrebbero rinforzate. Infine, chi si occupa di ragazzi con ADHD, sa bene che il rinforzo dei comportamenti positivi è di gran lunga più efficace che la punizione di comportamenti negativi. Certo ogni strategia si voglia applicare non devono mancare due ingredienti fondamentali, costanza e coerenza, perché il bambino ha impiegato una vita per imparare le sue strategie anche se disfunzionali e non basta qualche incerto tentativo per cambiare il suo comportamento. Spesso poi non si tratta di cambiare ma di accettare ed è la parte più difficile perché ciò chiama in causa i valori e i principi dell'adulto educatore che se ritiene ad esempio che "un bambino non dovrebbe mai parlare a quel modo ad un adulto.." senza tenere in considerazione il deficit che gli impedisce di essere più diplomatico, non potrà fare altro che etichettare lo stesso come "maleducato".
Di fronte a questo spesso le famiglie si trovano in un vicolo cieco, da una parte cercando di comprendere i problemi del figlio, dall'altra cercando di difenderlo dalle continue accuse e da giudizi sgradevoli senza tuttavia giustificare le sue azioni.
L'intervento dello psicologo a volte è di mediazione tra la famiglia e la scuola. Lo specialista è chiamato a illustrare agli insegnanti le caratteristiche dell'ADHD e i metodi pedagogici più efficaci al fine di elaborare un Piano Didattico Personalizzato (PDP) utile a mettere il ragazzo nelle condizioni di esprimere il suo potenziale ma che deve necessariamente prevedere dei compromessi, a volte difficili da accettare per gli insegnanti più rigorosi. Un atteggiamento comprensivo del problema e aperto alle soluzioni è quello più idoneo a superare le difficoltà ma qualora le resistenze superassero la disponibilità al cambiamento, oltre che ad un consulente psicologo le famiglie possono rivolgersi ad una delle associazioni di genitori con bambini ADHD sempre disponibili a offrire il loro aiuto.
E' importante infine creare le condizioni ambientali perché il bambino o il ragazzo possa lavorare serenamente ma ciò non toglie che vada anche sostenuto in lui un buon livello motivazionale e che si debba lavorare nella direzione dell'autonomia per renderlo consapevole delle proprie scelte e responsabile.
Dott. Adriano Zenilli
Psicologo clinico e dell'età evolutiva
BIBLIOGRAFIA:
http://www.edscuola.it/archivio/handicap/adhd.htm
Scrivi commento